DALL’ALGOCRAZIA ALL’ALGORETICA

Lo sviluppo delle intelligenze artificiali rischia di mettere in gioco il libero arbitrio, la democrazia e la società intera. Per evitare un mondo di guerre e soprusi a opera dell’algoritmo bisogna affrontare la natura etica dell’uomo e della macchina

Giuseppe Deiana

Con l’intervento del Papa al G7 di Borgo Egnazia in Puglia (giugno 2024) è ormai evidente che la Chiesa non si sottrae al dibattito sull’IA, che deve essere posta al servizio del bene pubblico, nel quadro della cura della Casa comune e del potenziamento della fraternità come autentico sviluppo umano. Un’Intelligenza artificiale che non abbia conseguenze distruttive ed eviti i rischi insiti negli sviluppi della tecnocrazia e nelle minacce della guerra nucleare.

Il pontificato di Francesco, se finora è risultato è risultato debole e incerto sul piano della riforma dottrinale (forse anche per le opposizioni interne al Magistero), si è invece caratterizzato per un deciso impegno innovatore in relazione al pensiero sociale della Chiesa, che ha avuto il suo punto di forza nell’enciclica del 2015 Laudato si’ sulla cura della Casa comune (integrata dalla Laudate Deum del 2023). Essa ha avuto forti consensi anche nell’ambito della cultura laica per il coraggio innovativo che il testo rappresenta in relazione alla sempre più necessaria conversione ecologica nella direzione dell’affermazione dell’ecologia integrale, preannunciata da cinquant’anni di studi scientifici a partire dal noto rapporto su I limiti dello sviluppo, scritto da tre scienziati del MIT di Boston su commissione del Club di Roma nel 1972.

In questa direzione, a metà del 2023, il Papa ha aperto un nuovo fronte di riflessione e azione che riguarda il complesso tema del post-umano nel quadro della società ipertecnologica che caratterizza il passaggio di secolo e di millennio. Un passaggio che è il segno, forse, di una svolta epocale destinata a modificare radicalmente la condizione umana come si è sviluppata finora, ponendo in termini radicalmente nuovi il rapporto tra la dimensione naturale e quella artificiale. Un rapporto che vede il continuo prevalere della seconda nella forma del post-umanismo e tran-umanismo, che rappresentano, forse, l’antropologia del futuro. Per questo la svolta non può non muovere le convinzioni del Papa e impegnare i comportamenti della Chiesa universale.

Si tratta del tema del rapporto tra l’intelligenza artificiale e la pace preparato per la 57sima Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 2024 (“Vigilare sul rischio che la creazione e l’uso di questi sistemi creino nuove ingiustizie e disuguaglianze, cause di conflitti” – “Avvenire” 9 agosto 2023) e anticipato nelle sue linee generali dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. In questo caso, come in quello della Laudato si’, il Pontefice ha inteso rispondere a due delle principali emergenze e sfide riguardati il pianeta intero: quella ecologica (clima e biodiversità) e quella tecnologica (intelligenza artificiale), che risultano strettamente interconnesse alle altre sfide emergenziali, tra cui l’emergenza bellica (rischio di guerra atomica), l’emergenza sanitaria (pandemie ricorrenti), l’emergenza migratoria (crescenti flussi e costruzione di muri), l’emergenza sociale (crescita delle disuguaglianze), l’emergenza economica (precarizzazione lavorativa e lavoro povero), l’emergenza territoriale (squilibro del rapporto città-campagna e progressiva erosione del suolo), l’emergenza politica (affermazione della postdemocrazia), l’emergenza giuridica (inadeguatezza del diritto internazionale e delle istituzioni universali) e molte altre, compresa l’emergenza pedagogica, che evidenzia l’insufficienza dei modelli educativi vigenti e pongono la necessità di una nuova paideia e di una nuova scuola per “l’uomo planetario” (Balducci, 1986). Che è quanto si propone l’associazione “Costituente Terra”, nata nel 2020 dagli sviluppi della Laudato si’, con un progetto del filosofo del diritto Luigi Ferrajoli sulla Costituzione della Terra.

Nel progetto di Ferrajoli due sono gli articoli dedicati all’Intelligenza artificiale: il 19 (“L’immunità da imposizioni tecnologiche Nessuno può essere sottoposto a decisioni automatizzate, basate unicamente su algoritmi, che riguardino la sua persona o comunque incidano sulla sua vita. E’ vietata e punita qualunque applicazione dell’intelligenza artificiale o della robotica in grado di violare la dignità, la riservatezza o la libertà delle persone”) e l’85 (“Il Comitato mondiale per le comunicazioni digitali ha il compito di vigilare e di controllare che tali comunicazioni avvengano nel rispetto della libertà dei mezzi d’informazione e di tutti gli altri diritti fondamentali stabiliti in questa Costituzione. Ha il potere di disporre la rimozione dalla rete dei messaggi e delle immagini che contengano minacce, o ingiurie, o molestie, o incitamenti all’odio o alla violenza o che, comunque, violino i diritti fondamentali delle persone”). Le indicazioni sono ancora piuttosto generiche, ma rappresentano una novità rispetto alle norme costituzionali vigenti in Italia, in Europa e nel mondo, in cui il riferimento all’IA è completamente assente.

Il titolo del Messaggio papale fa esplicito richiamo all’uso distorto dell’IA come nel caso della guerra (l’impiego dei droni nel conflitto tra Russia e Ucraina in particolare) e, più in generale, ai risvolti antropologici e sociali che caratterizzano il digital divide tra giovani e adulti, tra ricchi e poveri, ecc., nella vita personale e sociale, nella politica e nell’economia. Questo come fattore di nuove conoscenze e crescenti opportunità, ma anche di violenza e disuguaglianza, di disoccupazione e nuove povertà, di esclusione e nuove fragilità, soprattutto nel sistema dominante, connotato dalla forza del mercato selvaggio, onnivoro e mercificante, espressione del capitalismo sregolato e di rapina. Si tratta di aspetti ambivalenti e contradditori che toccano la condizione umana e anche lo stato della natura, con effetti dirompenti, che impegnano a cercare forme di regolamentazione sul piano nazionale (intervento degli Stati) e continentale (Unione Europea, in particolare, che ha approvato l’AI Act nel maggio del 2024) nel senso dell’etica dell’algoritmo (“algoretica”) posta alla base del ricorso crescente all’intelligenza artificiale per la tutela dei diritti umani e sociali, come dei beni comuni. La salvaguardia dei beni comuni è il segno dell’affermazione della giustizia e della promozione della pace in tutto il pianeta a scapito dei numerosi conflitti vigenti, anche di quelli dimenticati rispetto a quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese.

L’umanità oggi vive la condizione di guerra permanente e diffusa, con il sempre più massiccio uso delle nuove tecnologie digitali, ma anche la crescete assuefazione all’affermazione crescente di una “dittatura tecnologica” (il caso cinese è emblematico in questo senso, ma la logica che muove la Silicon Valley non è da meno) che colonizza l’immaginario, determina il controllo delle relazioni interpersonali con motivazioni commerciali e politiche che sono alla base della “datificazione” e “profilazione”, sottratte alla libera decisione delle persone (società della sorveglianza). Con gravi rischi della libertà individuale e della democrazia partecipata.

Ma la questione forse ancora più rilevante è quella che riguarda la costruzione di sofisticate macchine dotate di capacità umane, simili a quelle dell’essere umano, o addirittura superiori. Perché è in gioco la crescita della libertà o, al contrario, la caduta in nuove forme di schiavitù per l’uomo robotizzato, ridotto a una macchina che riproduce perfettamente la complessità neurobiologica del cervello e va oltre la naturale aspirazione al lavoro liberato che le tecnologie informatiche faciliteranno sempre di più, con non poche conseguenze nella radicale trasformazione del sistema che regola l’economia e il mercato del lavoro, la sanità e la cura, l’informazione e la comunicazione, tutti i campi insomma della vita individuale e pubblica.

La radicalità del mutamento investe, quindi, anche la religione, quella cristiana in particolare, se consideriamo, ad esempio, il prologo del Vangelo di Giovanni 1, 14): “In principio era il Logos/Verbo e il Logos/Verbo era presso Dio e il Logos/Verbo era Dio […]. E il Logos/Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Nell’ottica del postumanismo e transumanismo quest’ultimo passo diventa “E il Logos/Verbo si fece macchina e venne ad abitare in mezzo a noi”. Dunque, si prospetta il passaggio dall’homo sapiens alla macchina sapiens come svolta epocale e passaggio di civiltà, che è molto di più rispetto al passaggio dall’industrializzazione storica alla digitalizzazione come nuova industrializzazione (quarta rivoluzione industriale).

Si tratta di un cambiamento ontologico e teologico che mette in forte discussione e impone di formulare in termini del tutto nuovi il teorema della creazione (filosofia) e il messaggio della salvezza (teologia). Compresi i comportamenti umani (antropologia), i fenomeni collettivi (sociologia) e quelli della comunicazione tecnologica (tecnoscienza) che consente di creare pericolose proliferazioni di deepfake/false immagini – iperrealistici prodotti dell’IA (chatGPT), spazzatura algoritmica, che impedisce di distinguere il vero dal falso -, come quella di papa Francesco con un piumino bianco che cammina per le strade di Roma.

Siamo davanti a una mutazione epocale che esige la massima riflessione soprattutto in relazione alla portata della radicalità evangelica per impedire che venga manipolata e snaturata. Non è difficile pensare che il messaggio del Papa andrà sempre più in questa direzione, essendo il tema dell’IA svincolato, forse, dai “lacci e lacciuoli” e dagli equilibrismi che sono connaturati alle proposte dottrinali consolidate nei secoli e non sufficientemente ripensate nel mondo contemporaneo a beneficio del popolo di Dio. In questo senso, lo stretto legame tra giustizia ambientale e giustizia sociale (Laudato si’) si allarga fino a comprendere anche la giustizia tecnologica fautrice della pace, nel segno della responsabilità delle persone e delle istituzioni nella dimensione locale e globale.

È il senso del nuovo intervento di papa Bergoglio al G7 italiano del 2024, in cui ai “leader della Terra” ha richiamato la necessità di mettere “al bando le armi letali controllate dalle macchine” (Osservatore Romano, 15 giugno 2024). In realtà, la messa al bando dovrebbe comprendere tutte le armi, quelle nucleari ma anche quelle convenzionali, nel quadro della realizzazione di “un monopolio pubblico della forza” (Progetto di Costituzione della Terra). Questo è la condizione non solo per prevenire una guerra nucleare e la conseguente distruzione dell’umanità, ma anche per neutralizzare una guerra mondiale “a pezzi”, regolata da “scelte algoritmiche”, che rappresenta una delle emergenze globali che l’umanità vive nel passaggio di secolo e che ha come esito una “eclissi del senso umano”.

Comunque, la limitazione dell’IA resta un problema aperto e di non facile soluzione non tanto sul piano tecnologico, quanto soprattutto su quello economico e politico, nel contesto geopolitico segnato dalla logica di dominio nel rapporto tra gli Stati Uniti e la Cina. La logica del Papa è invece di natura etica: l’Intelligenza artificiale al servizio del bene comune. È la prospettiva dell’etica dell’IA. Una sfida globale per il futuro del genere umano segnata dall’esigenza di giustizia e di uguaglianza, di prosperità e pace. A cominciare dal “ripudio della guerra” rendendola impossibile attraverso il “disarmo globale e totale”, che può essere attuato solo con la riforma costituzionale dell’ONU sottoposta a legittimazione democratica come garanzia della pace universale.

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