DOPO LE ELEZIONI ED IL G7

Un commento di Raniero La Valle sulla conclusione delle elezioni europee, a cui egli stesso ha partecipato con Pace Terra Dignità, e sul G7 di Borgo Egnazia, in Puglia, durante il quale papa Francesco ha condivisi i temi nevralgici del presente e del futuro

Pubblichiamo le newsletter n.341 dell’11 giugno 2024 e n.342 del 15 giugno 2024 da Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri, scritte da Raniero La Valle e dal titolo rispettivo “La nave dei folli” e “L’intelligenza è finita”:

Newsletter n.341 dell’11 giugno 2024

Un vento di destra spira sull’Europa, ed è questo l’allarme che viene dalle urne, in un’Europa che appare oggi come la nave dei folli che dai suoi governanti è spinta verso la tempesta. Però la guerra, che questi governanti suicidi le avevano apparecchiato, almeno per ora l’elettorato è riuscito a fermarla, rovesciando in Francia e Germania i più pericolosi fautori del disastro.   Aveva cominciato Macron che, non contento di aver spinto la Francia all’esasperazione con le sue politiche antipopolari, voleva portare gli eserciti europei a entrare nella guerra fratricida per rinsanguare l’Ucraina che il sangue dei suoi figli l’ha ormai già quasi del tutto esaurito.  Poi ci si era messo Sholz che esibendo un inedito idillio con Parigi aveva dato il permesso all’Ucraina di usare le sue armi per colpire al cuore la Russia, mentre Zelensky, adulato da tutti nel consesso dei Grandi intenti a gloriarsi per aver vinto la Seconda guerra mondiale (dimenticando il protagonista sovietico), ha cercato tutto giulivo di intestarsi il merito di far scoppiare la Terza, incurante della fine del mondo. Ma soprattutto ci si era messo Biden, venuto in Europa per cogliere gli allori della vittoria in Normandia; qui, in un delirante discorso aveva dato all’Europa il compito di debellare il nuovo Hitler, identificato col male assoluto, che sarebbe la Russia di oggi. E a sostegno di questo invito a nuove sanguinose Normandie, aveva affermato che non solo l’Ucraina, ma tutta l’Europa è oggi in pericolo, perché Putin non si fermerà all’Ucraina, mentre gli Stati Uniti non permetteranno che ciò accada. Se non fosse che Biden parla alla brava, incurante di ciò che dice, si dovrebbe credere a una guerra preventiva imminente. perché l’attuale dottrina militare americana ha abbandonato l’idea della deterrenza o della risposta a un attacco, ed è passata, fin dall’attentato alle Torri Gemelle, alla strategia della guerra preventiva, in base all’assioma che “la migliore difesa è una buona offesa”.
Questi signori della guerra sono stati però tutti sconfitti dal voto europeo: Macron ci ha rimesso la presidenza, Sholz è stato messo all’angolo da conservatori e ultradestra, Biden ha perduto i suoi vassalli maggiori, Zelensky appare ormai come il patetico interprete di se stesso, in Finlandia e Svezia, appena entrate nella NATO, le sinistre hanno preso il sopravvento. Solo la Von der Leyen è rimasta a rivendicare il patriarcale e feroce vecchio militarismo europeo.
Non per questo però il pericolo è cessato, dipende dalla moderazione con cui Putin risponderà alle provocazioni della NATO, dopo che l’Ucraina ha subito approfittato del via libera datole dai suoi fornitori d’armi europei attaccandoo un aeroporto a centinaia chilometri in profondità nel territorio russo.
Dove invece le elezioni hanno mancato l’obiettivo desiderato, è stato nella possibilità che un gruppo consistente di nuovi eletti potesse riuscire a forzare la politica dell’Unione Europea verso la costruzione di un nuovo rapporto, non più bellicista e “competitivo”, tra tutti i soggetti della Comunità internazionale, in vista dello stabilimento della pace, della salvezza della Terra e della promozione della dignità di tutte le creature. Ma questo sarà il compito dei prossimi giorni e dei prossimi anni.
In Italia quello che è venuto meno è il superamento della soglia del 4 per cento da parte della lista “Pace Terra Dignità”, ma non è venuto meno il suo successo per volume dei consensi e soprattutto per la passione che ha motivato quanti vi si sono riconosciuti. Un risultato pari alla forza effettiva nel Paese di questa nuova formazione politica è stato impedito dall’interdizione, dal silenzio e dall’ostracismo di cui è stata vittima nella comunicazione di massa.  Essa è stata stretta poi da ogni parte. Da un lato ha pagato la rappresentazione data dalla TV di Stato del confronto elettorale come di uno spettacolo “Kramer contro Kramer” tra la Schlein e la Meloni, ciò che ha spinto molti sinceri democratici a sentirsi vincolati al voto per il PD, anche grazie all’alibi del candidato pacifista, pur sconfessato, messo in lista da quel partito. Per altro verso essa è stata stretta dalla lista ad personam a favore di Ilaria Salis, che il padre della donna detenuta in Ungheria aveva scelto a preferenza di altre liste; ed è stato un bene che non sia stata “Pace Terra Dignità” a condurre questa operazione, perché anche potendone trarre un consenso più ampio, sarebbe stata snaturata nella sua figura e nei suoi fini, che non erano quelli di un successo elettorale, ma di attivare un processo politico per la conclusione della guerra in Europa, per la fine del genocidio a Gaza e per la liberazione non di una sola persona pur rappresentativa,  ma di tutti i dominati e gli oppressi nel mondo. Infine la lista è stata penalizzata dalla scelta di molte “sigle” del pacifismo tradizionale, che invece di scegliere l’efficacia di un’operazione politica per la pace, inedita nel nostro Paese, per fermare la vera guerra e non solo per invocare il disarmo, hanno preferito coltivare il loro campo. incentivare il rifiuto dei partiti, e dare piuttosto l’indicazione di voto per i nomi di questo o quel “pacifista” sparpagliati in diverse liste, pur se non troppo interessate alla pace.
In complesso si può dire tuttavia che in moltissimi elettori, anche tra i più giovani, si è risvegliato un appassionato interesse politico, e il proposito di mantenerne l’impegno; la pace ne ha bisogno più che mai, e c’è da aspettarsi che il fervore che in questi mesi è stato suscitato verso di essa, continui e si sviluppi anche in nuove forme organizzative. La pace, con tutti i beni che essa porta con sé era da anni assente nel dibattito politico e mediatico italiano, ma ora questa pietra scartata dai costruttori può diventare la testata d’angolo.

 


 

Newsletter n.342 del 15 giugno 2024

Ci voleva papa Francesco per svelare la verità del G7 svoltosi in Puglia e mostrare che il re è nudo, rompendo ogni consuetudine con l’andare a un convegno di Potenti,

Nello sfarzoso scenario di Borgo Egnatia, che non è un borgo antico, ma un albergo di lusso edificato sugli scavi archeologici nel comune brindisino di Fasano, è andata in scena una finzione (non solo il borgo era finto), quella di un potere mondiale in capo a sette grandi Potenze dell’Occidente (compreso l’orientale Giappone) che credono di avere in mano il mondo e di poterne disporre a proprio piacimento e soprattutto di rappresentarne il vertice di civiltà e di sapienza come se fossero il nuovo Celeste Impero. Invece sono capaci solo di officiare i decrepiti riti della guerra, portata fino alla soglia della guerra mondiale, perché la pace è “indecente” come titola a tutta pagina la Repubblica, e di vegliare sull’agonia di un mondo fuori controllo devastato dalla crisi climatica e ambientale.

Un assortimento di debolezze è stato in realtà l’esibizione della potenza dei Grandi: c’era Biden che con gambe malferme e la sfida di Trump in America ha promesso futura sicurezza all’Ucraina per i prossimi dieci anni, di fatto accettando per l’oggi le conquiste russe del Donbass e della Crimea, cosa che quando è chiesta da Putin è definita come una “resa”: ma sono stati l’Ucraina e l’Occidente che hanno voluto che la partita si risolvesse non con il negoziato (come era stato fatto a Istanbul) ma con la guerra, e nella guerra c’è chi vince e chi perde, e la Russia, che doveva essere sconfitta invece l’ha vinta. C’erano Macron e Scholz che a loro volta si erano trovati con le urne piene di voti sovranisti e neo-nazisti di elettori che in Francia e Germania privilegiano gli orrori del passato rispetto alle presunte virtù democratiche dei signori della guerra di oggi. C’era la Meloni che usa le effusioni degli Ospiti estatici di fronte ai paracadutisti che scendono dal cielo con le loro bandiere, per rilanciare il mito dei Premier forti e insindacabili, dimenticando gli esempi in corso di governanti inamovibili e suicidi come Zelensky e Netanyahu. E prova di debolezza è stata anche la generale sottomissione agli interessi geo-strategici degli Stati Uniti, che prendendo Zelensky come mascotte e pifferaio tragico, ansioso com’è di intestarsi la fine del mondo, vogliono giocare la partita della sconfitta della Russia prima e della “competizione strategica” con la Cina poi (ma entro il prossimo decennio).

È nel bel mezzo di questo concentrato di debolezze e velleità, che è esplosa la verità di papa Francesco: ma dove state andando? Papa Francesco è arrivato sulla sedia a rotelle ma con gli occhi da fanciullo, ha gridato: “il re è nudo”, e ha avvertito tutti i re della Terra che stanno passando dall’umano al post-umano, avendo inventato un’Intelligenza Artificiale che non si fa strumento ma si sostituisce all’intelligenza umana, ed è molto più irragionevole e incontrollata di quella Naturale, tanto da portare il mondo alla tempesta. La macchina, ha spiegato Francesco, è stata addestrata alla scelta tra possibilità diverse, ma la decisione non si può trasferire dall’uomo alla macchina, che è animata non dalla ragione e dallo Spirito ma dall’algebra e dagli algoritmi.

“Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza, se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine”, ha affermato il Papa, e perderne il controllo significherebbe perdere la stessa dignità umana.

Già lo si vede nei conflitti armati dove si usano dispositivi come le cosiddette “armi letali autonome” quando “nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano”. E noi sappiamo che Israele ha affidato all’Intelligenza Artificiale l’individuazione degli obiettivi da colpire, e ne ha uccisi 37.000, senza distinguere adulti e bambini, e forse anche senza distinguere ostaggi da salvare e ostaggi da far morire con i “terroristi”.

Per non parlare poi dell’uso dell’Intelligenza artificiale da parte dei magistrati, ha esemplificato il Papa, quando essi nelle decisioni relative alla concessione dei domiciliari, chiedono a quel cervello Innaturale di valutare la probabilità di recidiva dei condannati “a partire da categorie prefissate (tipo di reato, comportamento in prigione, valutazione psicologiche ed altro)”, rischiando “di delegare de facto a una macchina l’ultima parola sul destino di una persona”, eventualmente in base anche a “pregiudizi insiti alle categorie di dati – (come l’appartenenza a un certo gruppo etnico) – utilizzati dall’Intelligenza artificiale”.

In effetti un uso incontrollato delle macchine che ci controllano non farebbe che esacerbare la sottomissione dell’uomo alla cosa, che è la vera forma di dominio dell’età moderna.

È interessante riguardo a tutto ciò notare che appellandosi allo scrutinio dell’etica per decidere i criteri con cui utilizzare l’Intelligenza artificiale, il Papa non abbia invocato il “solo insieme di valori globali”, considerati normativi dalla Chiesa cattolica, ma abbia affermato che “nell’analisi etica possiamo ricorrere anche ad altri tipi di strumenti” ovvero “trovare dei principi condivisi con cui affrontare e sciogliere eventuali dilemmi o conflitti del vivere”.

E infine l’indicazione dello strumento universale di controllo: la politica, come alternativa e “baluardo” contro l’espansione del paradigma tecnocratico. “Può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica? La nostra risposta è: no! La politica serve! La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine”, ha concluso papa Francesco.

Così al G7, o meglio ai governi della Terra, è stata posta una questione e affidata una cruciale responsabilità al momento di questo nuovo  cambiamento d’epoca: attenti a che fare quando le macchine in sostituzione dell’essere umano stanno aprendo una fase nuova nella storia del mondo, più ancora di quanto lo fece l’invenzione della bomba atomica, che secondo papa Giovanni nella “Pacem in terris” inaugurò una nuova “età che si gloria della potenza atomica”. Quanto sarebbe importante che questo monito, che non fu avvertito allora nel deserto di Alamogordo, fosse ascoltato ora, così come è risuonato a Borgo Egnatia!

Be the first to comment “DOPO LE ELEZIONI ED IL G7”